La bilancia delle relazioni: IO, grazie a TE!
Siamo immersi da circa cinquant’anni in una società che è stata definita in tanti modi: narcisistica, liberista, individualista, “dell’Io” che ha spinto quasi esclusivamente verso i principi di autodeterminazione, di autosufficienza e di libertà personale.
Negli ultimi 20 anni si sono presentati eventi sociali e ambientali non di poco conto. Il terrorismo internazionale, le catastrofi ambientali, la pandemia da Covid-19 fino alle recenti guerre, hanno avuto e stanno avendo un impatto su così larga scala che sono stati definiti “traumi sociali”. Essi generano nell’inconscio di ciascuno una sensazione di forte precarietà, angoscia e profonda solitudine. Questi vissuti negativi erodono le fondamenta del senso di fiducia nel futuro e causano nelle persone reazioni che esasperano il “vivere per se stessi” e il godersi la vita presente.
Ma cosa significa vivere in una cornice socio-culturale come questa ? Che impatto può avere sulle relazioni affettive, familiari e sociali?
Pur riconoscendo che la cultura attuale ha portato un grande valore all’individualità con una ricaduta positiva nei confronti di categorie deboli e in precendenza maltrattate (es. donne, bambini, lavoratori, ecc.), l’evidenza di cui si fa esperienza oggi è una deriva opposta e preoccupante! Negli ambienti lavorativi, sociali e familiari non è più scontato ricevere valore dall’altro. Più comune invece è dover “alzare la voce” per chiedere o esigere ciò che dovrebbe essere alla base di ogni relazione umana: rispetto e ascolto. In questi anni, in particolare, si parla di crisi del “paterno” (Charmet P. 1990; Recalcati M. 2013) intendendo la messa in discussione e il poco rispetto nei confronti di tutte quelle figure, a partire dai genitori e dagli insegnati, che rappresentano una certa “autorità” o posizione “verticale” nella società. Aver dato esclusivamente peso al benessere personale sta generando un forte squilibrio nella bilancia delle relazioni: “l’ altra persona” non è più percepita come una risorsa, un aiuto, un sostegno piuttosto diventa un impedimento, un antagonista, un “rivale”. La società “dell’Io”, in modo sempre più crescente, ci sta portando a viverci “uno contro l’altro”, causando un clima relazionale di forte sfiducia e ostilità. In ogni relazione, sia essa nascente o a lungo termine, si insinua un pericoloso pregiudizio dell’altro che impedisce ai legami di crescere e innesca tra le persone escalation conflittuali negative.
Come recuperare la collaborazione tra persone, il senso di appartenenza ad un gruppo, il valore e il rispetto dell’altro ?
Oggi il bisogno personale non può essere messo da parte per cedere il posto, in modo scontato o imposto, al “buon” vivere con l’altro. Ciascuno di noi ha un forte bisogno di esprimere se stesso ed essere riconosciuto e anche la relazione diventa un “luogo” dove poter portare il proprio Sè. Al lato opposto, il tempo della complessità in cui siamo immersi ci fa essere sempre più interconnessi, le esperienze che viviamo su scala mondiale richiamano la necessità di collegarci tra noi, una società globalizzata e social aumenta in modo esponenziale la prossimità tra le persone.
Come dovrebbero essere le relazioni affinchè ognuno abbia il proprio spazio per esprimersi? E’ possibile stare in una relazione senza che diventi un’esperienza limitante e soffocante della propria individualità? Come trasformare la prossimità tra le persone in vicinanza?
Nell’epoca post-moderna queste domande chiedono una risposta urgente!
Le più recenti teorie psicologiche, avvalorate dalle ricerche delle neuroscienze, stanno indicando una nuova dinamica relazionale in cui l’io e l’altro si implicano a vicenda e insieme possono diventare co-costruttori di un benessere comune di cui godere. La soggettività di ciascuno può essere ascoltata e valorizzata grazie ad un reciproco riconoscimento, un “dono sociale” (Molinari E. e Cavaleri P. A., 2015) che si riceve dall’altro ma anche lo si concede all’altro. Oggi dobbiamo “re-imparare” a stare in relazione, e quelle “orizzontali” offrono un campo particolarmente adatto di condivisione di esperienze comuni. Nelle relazioni “orizzontali” infatti, il sentirsi pari non è sinonimo di uguaglianza ma salva e riconosce l’unicità di ciascuno, la co-unicità (Repossi A., Conte E. 2022). La chiave di volta che può rimettere equilibrio nella bilancia delle relazioni attuali è il riconoscimento reciproco, il quale, pur salvando il valore dell’individualità, non fa perdere il vantaggio del sentirsi legati gli uni agli altri.
A Costruttivamente, dal mese di giugno, si sono attivate due esperienze di gruppo: tra ragazzi (dai 14 ai 17 anni), tra genitori (con figli di diverse fasce d’età) con lo scopo di creare relazioni di riconoscimento reciproco tra pari. Il gruppo ragazzi riprenderà il 20 novembre mentre il gruppo genitori ripartirà a gennaio 2024. Grazie alla condivisione di esperienze comuni e attraverso tecniche partecipative, i due percorsi di supporto diventano un’esperienza di sviluppo delle capacità relazionali e di valorizzazione dell’identità di ciascuno.
Questa esperienza di sostegno reciproco, soprattutto nei ragazzi, porta ad una diminuzione dell’ansia sociale, accresce nei giovani le capacità di far fronte alla vita facendoli sentire più forti e meno soli.
L’ esperienza fatta dai partecipanti ci arriva direttamente dalle parole di due genitori, al termine dei precedenti percorsi.
“Ho avuto il piacere di partecipare insieme a mio figlio di 15 anni ai due laboratori organizzati dalla Dott.ssa Canna che ha tenuto il gruppo genitori e dalla dott.ssa Bruno che ha tenuto il gruppo ragazzi. Ho trovato molto importanti questi Laboratori in quanto ti relazioni con altre persone e ognuno liberamente può raccontare i propri pensieri o problemi riguardo ad una gioventù sempre più difficile da seguire e da gestire. Riesci inoltre a capire che tipo di genitore sei e se stai facendo la cosa giusta con tuo figlio. Anche mio figlio si è trovato molto bene, ha fatto nuove amicizie e ho notato che ha cominciato ad aprirsi un po’ di più essendo lui molto chiuso. Per quanto riguarda la location è molto accogliente e le psicologhe ci hanno fatto stare bene e sentire a nostro agio. Alla fine abbiamo fatto una “pizzata” ed è stato molto bello perchè abbiamo avuto modo di conoscerci meglio anche tra genitori. Questi laboratori li consiglio a tutti i genitori perchè a volte pensiamo di fare tutto bene e invece magari sbagliamo. Grazie di cuore!”
Papà di 48 anni
“È stata una bellissima esperienza, di confronto e di crescita. Tra genitori si è creato un bel gruppo dal quale sono nate anche belle amicizie. Il rapporto con mia figlia è molto migliorato ed effettivamente io sono più consapevole sia come mamma che come persona. Anche tra i ragazzi si è creata moltissima sintonia, tanto che attendevano con ansia gli incontri. Non vediamo l’ora di ricominciare!
Mamma di 37 anni
A cura di:
Paola Canna
Psicologa – Psicoterapeuta
Mediatore familiare
Coordinatore Genitoriale
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