Imparare ad invecchiare

Ormai lo sappiamo: siamo un paese anziano. Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione è un processo sotto gli occhi di tutti ed è entrato a far parte di un’opinione condivisa e comune.
D’altro canto però l’epoca in cui stiamo vivendo ci mette di fronte a un modo di vivere sempre nuovo, in costante cambiamento ed evoluzione… un mondo dove tutto tende al raggiungimento di un risultato, alla realizzazione di un obiettivo ogni volta diverso e ci chiede di “essere sempre sul pezzo”, alla costante ricerca di “quel qualcosa in più”.
Invecchiare cercando di adattarsi a questo mondo frenetico e fatto di performance può risultare angosciante.
Nella visione comune invecchiare viene molto spesso associato a un processo di indebolimento sia da un punto di vista fisico (le rughe, diversi piccoli acciacchi fisici…) sia da un punto di vista psicologico. In particolare però si tende ad attribuire un calo e un inevitabile declino alle abilità cognitive, più nello specifico ancora a quelle di memoria…
I cambiamenti del nostro sistema cognitivo subiscono continue modificazioni nel corso della vita, che possono considerarsi differenziali. Le abilità cognitive, secondo la prospettiva della psicologia dell’arco di vita, tendono ad avere traiettorie differenti e si evolvono e modificano continuamente con l’età. Rimanendo fedeli a quest’ottica invecchiare non è una malattia ma fa parte del processo di vita!
Stando quindi al passo con il contesto storico-culturale in cui viviamo è possibile porsi come nuovo obiettivo quello di imparare, in un certo qual modo, a diventare  anziani e scardinare quella visione e/o stereotipo che vede la terza età in un’ottica prettamente negativa e decadente. Vivere anche questa età attraverso nuove prospettive imparando anche a concederci quel tempo che non sembra mai essere abbastanza in giovane età e da adulti.
Se da un lato le ricerche mettono in evidenza come alcune abilità quali la risoluzione di problemi (problem solving), la cosiddetta intelligenza fluida – capacità di analizzare le informazioni e metterle in relazione fra loro –  tendono a perdere di efficacia, dall’altro però evidenziano come altri sistemi cognitivi (quelli maggiormente legati all’esperienza), come l’intelligenza cristallizzata, la padronanza, gestione e conseguente regolazione delle proprie emozioni, vedano un guadagno.
In questo processo di adattamento al cambiamento risulta cruciale l’atteggiamento che si assume. Le conoscenze che si hanno rispetto al proprio funzionamento di memoria,  le credenze (spesso errate e distorte da stereotipi inerenti la persona anziana) e il controllo e l’attenzione che si applicano nelle azioni quotidiane possono fare la differenza.
Per ultimi, ma non per questo meno importanti, sono gli aspetti legati alla motivazione; la fiducia nelle proprie capacità, la voglia di continuare a provare a mettersi in gioco possono rendere più semplice, ma anche più difficile, i compiti in cui incorriamo nella vita di tutti i giorni. Ecco perché diventare anziani può essere un cambiamento non esclusivamente legato, e confinato, in tarda età ma può essere avviato e sostenuto in modo consapevole e pro-attivo fin dall’età adulta. La motivazione ad apprendere nuove visioni del nostro sistema cognitivo può iniziare prima di vedere e di “subire” tali modificazioni imprescindibili e allo stesso tempo può aiutare a dare una giusta traiettoria a queste naturali evoluzioni.
Attraverso un percorso individuale ma anche di gruppo possiamo agire, in modo pro-attivo, sul nostro sistema cognitivo (che influisce e influenza a sua volta anche il nostro umore) e darci la giusta rotta! La ricerca psicologica insegna infatti che l’atteggiamento e la motivazione di fronte a una sfida ne modifica il risultato stesso.
Non si tratta quindi di adottare delle regole da seguire. L’aderire a delle regole, proprio perché tali, possiamo sentirla più come una imposizione che come una parte di noi stessi. Ma se invece facciamo nostri tutti quei comportamenti e atteggiamenti metterli in pratica quotidianamente verrà quasi naturale. Tale visione la si ritrova anche nella definizione data dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) a quello che viene definito invecchiamento attivo: “processo di ottimizzazione delle opportunità per la salute, la partecipazione e la sicurezza al fine di migliorare la qualità della vita man mano che le persone invecchiano”(World Health Organization, 2002).
Dunque spetta solo a noi, ad ognuno di noi, investire sul nostro futuro… non solo quando si è giovani investendo sulla propria carriera, sulla realizzazione familiare e/o di coppia ma continuare anche quando si è adulti.
Ecco alcuni spunti! Prendersi cura del corpo che abitiamo, trovando un’attività fisica che sia nelle nostre corde, non deve per forza essere quella di rispettare i tanto famosi 10 mila passi al giorno ma, imparando a conoscerci e ad ascoltarci, possiamo trovare persino piacevole fare movimento se quel tipo di attività è la nostra!
Coltivare le relazioni, dedicare tempo anche a tutte quelle persone che hanno il potere di farci stare bene, e perché no… coltivare interessi in comune e condividerli con chi ci è più caro può avere un grandissimo potere terapeutico. Tenere un diario può aiutarci a riconoscere quelle esperienze in cui ci sentiamo più disinvolti e a nostro agio e quali invece ci mettono maggiormente in difficoltà, questo con l’obiettivo di non perdere di vista il risultato ottenuto ed eventualmente anche  di trovare strade e strategie alternative (che siano però adatte al nostro stile sia cognitivo che caratteriale). Assumiamo così facendo un atteggiamento attivo nei confronti delle situazioni che la vita ci presenta e che continuerà a presentarci! Questi sono solo alcune delle esperienze in cui possiamo attivarci. Mediante un percorso si può quindi imparare ad invecchiare e invecchiare bene. Ricordiamo che uno degli uomini più potenti al mondo, come Biden, il presidente degli Stati Uniti, o il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, hanno la loro età…

Bibliografia

Borella, E., Carbone, E. Con.Impegni per un invecchiamento attivo. Un programma con attivtà, strategie e buone prassi per (ri)attivare le risorse mentali. (2020). Milano; Franco Angeli Editore.
De Beni, R. e Borella, E.  Psicologia dell’invecchiamento e delle longevità. Seconda edizione (2015). Bologna; Il Mulino.

https://www.istat.it/it/files/2020/08/Invecchiamento-attivo-e-condizioni-di-vita-degli-anziani-in-Italia.pdf.

 

 

A cura di:

Matilde Finessi

Psicologa – Psicoterapeuta – Specialista in Neuropsicologia
 

Ambito di intervento professionale

  • Percorsi di psicologia e psicoterapia rivolti all’età adulta

  • Stimolazione cognitiva per persone con deficit cognitivi

  • Potenziamento cognitivo (individuale e di gruppo) rivolto ad adulti e anziani

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