Solitudine

La solitudine: storie di unemozione condivisa

La solitudine è una sensazione che tocca profondamente la vita di molte persone, in modi diversi e a fasi diverse dell’esistenza. Non è solo il risultato di un isolamento fisico, ma anche di un vuoto emotivo che può emergere anche quando siamo circondati da persone. Per capire meglio questa esperienza, ascoltiamo le storie di chi ha vissuto la solitudine sulla propria pelle.

La solitudine nascosta di Marta: quando il giudizio alimenta lisolamento

Marta ha 29 anni, vive in una grande città e lavora in un ufficio affollato. Condivide un appartamento con due coinquilini e ha diversi amici, ma spesso si sente incredibilmente sola. “La parte più difficile della mia solitudine è il giudizio che faccio su me stessa,” racconta Marta. “Mi dico: ‘Hai tutto quello che serve per essere felice. Perché ti senti così?’”

Nonostante le apparenze, Marta sente un vuoto profondo, come se nessuno la conoscesse davvero. “Esco con gli amici, ma spesso mi sembra di non poter condividere veramente quello che provo. È come se fossi sempre a un passo indietro, come se fossi esclusa da una connessione più profonda.”

La sua esperienza riflette ciò che gli psicologi chiamano solitudine emozionale, un tipo di solitudine che emerge quando mancano relazioni intime o profonde, anche se si hanno molte interazioni sociali. Marta è consapevole che parte del problema è legato al suo stesso giudizio: “A volte mi dico che sono io il problema, che non dovrei sentirmi così perché, in fondo, ho persone intorno a me. Questo pensiero mi fa sentire ancora più sola, come se fossi sbagliata.”

Per Marta, riconoscere la sua solitudine è stato il primo passo verso la guarigione. Ha iniziato un percorso di terapia per imparare a non giudicare se stessa per quello che prova. “Sto cercando di essere più gentile con me stessa. Ho capito che va bene sentirmi sola a volte, e che la solitudine non significa che io sia sbagliata o che non valga abbastanza. Fa parte della mia esperienza umana, e sto imparando a non farmi definire da essa.”

Luca e la solitudine sociale: la fatica di sentirsi tagliato fuori

Luca ha 41 anni, è un architetto di successo, e ha recentemente cambiato città per un nuovo lavoro. “Pensavo che il cambiamento mi avrebbe fatto bene,” dice Luca. “Ma invece, mi sono ritrovato a sentirmi tagliato fuori dal mondo.”

Luca soffre di solitudine sociale, quella sensazione di essere scollegato dal proprio ambiente, di non appartenere a nessun gruppo. “Non conosco quasi nessuno qui, e anche se cerco di essere socievole, è difficile costruire nuove amicizie. Le persone sembrano già avere le loro vite organizzate.”

Luca ammette di aver sottovalutato quanto fosse importante la sua rete sociale. “Prima, ero sempre impegnato, sempre in movimento. Non avevo mai pensato di poter essere solo. Ma ora, ogni volta che torno a casa dal lavoro, mi sento svuotato. Non c’è nessuno con cui parlare, nessuno che capisca chi sono davvero.”

La sua esperienza lo ha spinto a riflettere su quanto la connessione umana sia essenziale per il benessere. “Non si tratta solo di avere persone intorno, ma di sentirsi parte di qualcosa. La solitudine sociale è dolorosa perché ti fa sentire invisibile, come se non avessi un posto nel mondo.”

Per affrontare questa solitudine, Luca ha iniziato a frequentare gruppi di interesse nella sua nuova città, come associazioni culturali e sportive. “Non è facile, ma sto cercando di costruire qualcosa, un passo alla volta. Non è questione di avere mille amici, ma di trovare qualcuno con cui condividere davvero il mio tempo e i miei pensieri.”

La solitudine esistenziale di Anna: il vuoto interiore che va oltre le relazioni

Anna, 62 anni, ha sempre avuto una vita piena: una famiglia, una carriera appagante, tanti amici. Eppure, negli ultimi anni, si è trovata a sperimentare un tipo di solitudine che non aveva mai conosciuto. “È difficile da spiegare,” dice Anna, “ma è come se, nonostante tutto ciò che ho costruito nella mia vita, ci fosse un vuoto dentro di me che non riesco a riempire.”

Quello che Anna descrive è spesso chiamato solitudine esistenziale, una forma di isolamento che non deriva dalla mancanza di relazioni sociali, ma da un senso di disconnessione rispetto al significato più profondo della vita. “Ho iniziato a pormi domande che prima non mi facevo: cosa significa davvero essere felice? E se quello che ho fatto finora non fosse abbastanza? A volte, sento come se fossi l’unica a provare questa sensazione, come se gli altri avessero capito qualcosa che io ancora non so.”

Anna ha trovato conforto nel condividere questi pensieri con un gruppo di supporto per donne nella sua stessa fase di vita. “Parlare con altre persone che attraversano un’esperienza simile mi ha aiutato a capire che non sono sola in questo. La solitudine esistenziale è parte di ciò che significa invecchiare, riflettere sul proprio percorso, e accettare che non tutto può essere controllato.”

Anna ha imparato che accettare la propria solitudine può essere un’opportunità di crescita interiore. “Sto cercando di non combatterla più, ma di viverla come una fase naturale. Sto scoprendo che ci sono modi nuovi di trovare connessione con gli altri e con me stessa, anche in questo senso di vuoto.”

Gli effetti della solitudine sulla salute

Studi psicologici hanno dimostrato che la solitudine cronica è collegata a una serie di disturbi psicologici, come depressione, ansia, bassa autostima e senso di inadeguatezza. La mancanza di connessione sociale può portare a una spirale di pensieri negativi, dove la persona solitaria inizia a sentirsi sempre più isolata e non degna di amore o attenzione.

L’essere soli può alimentare il cosiddetto “ciclo della solitudine”: più una persona si sente sola, più tende a evitare le situazioni sociali per paura del rifiuto o della vergogna. Questo isolamento autoimposto può peggiorare i sintomi della depressione e dell’ansia, rendendo sempre più difficile uscire dal ciclo.

Ma non solo, molti studi mostrano che la solitudine cronica può avere effetti negativi sul sistema immunitario, aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, e persino accorciare l’aspettativa di vita. Le persone che si sentono sole tendono anche a essere più vulnerabili allo stress e meno capaci di affrontarlo in modo sano.

Uno degli aspetti più insidiosi della solitudine è che può condurre a comportamenti poco salutari, come il consumo eccessivo di alcol, il fumo o l’abuso di sostanze. In alcuni casi, può portare a disturbi alimentari o a un’alimentazione poco equilibrata, aggravando ulteriormente lo stato di salute fisico e mentale.

La solitudine come opportunità di cambiamento

Le storie di Marta, Luca e Anna mostrano che la solitudine non ha un’unica faccia e non colpisce solo chi è fisicamente isolato. Può manifestarsi in varie forme — emozionale, sociale, esistenziale — ma tutte condividono un tema comune: il senso di disconnessione e vuoto che ci porta a cercare di comprendere meglio noi stessi e il nostro bisogno di relazioni.

Anche se può sembrare un’esperienza dolorosa e opprimente, la solitudine può anche diventare un’opportunità di cambiamento. Come Marta ha imparato a non giudicare la sua solitudine, e Luca sta costruendo nuove relazioni un passo alla volta, anche tu puoi trovare modi per gestire la tua solitudine e utilizzarla come un momento di riflessione e crescita personale.

Per molti, il percorso inizia con l’accettazione. Riconoscere la propria solitudine senza vergogna è il primo passo verso la guarigione. Cercare supporto, connettersi con gli altri, o trovare nuove modalità per esplorare la propria interiorità sono tutti strumenti che possono aiutare a trasformare la solitudine da nemico a alleato.

Come dice Anna, “La solitudine non è sempre un segno che qualcosa non va. Può essere l’inizio di un viaggio verso una connessione più profonda — con te stesso e con il mondo che ti circonda.”

A cura di:

Alessandra Favaro

Psicologa – Psicoterapeuta costruttivista
Membro dell’Associazione Italiana Formatori (AIF)

  • Psicologia di coppia e individuale 
  • Supervisione casi clinici individuale e di gruppo
  • Formazione Medici, Psicologi, Operatori Sanitari 

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