La terapia di coppia ai tempi del COVID-19

Essere innamorati è probabilmente la situazione in cui la maggior parte di noi sperimenta la possibilità di
elaborare realmente se stesso, assumendo pertanto un grossissimo rischio personale.”
 (Bannister e Fransella, 1971)

E’ passato un anno dall’inizio della pandemia da Covid-19 e quest’emergenza, prima sanitaria e poi economica, ha inevitabilmente coinvolto anche le relazioni, in particolare quelle affettive. Secondo l’Associazione nazionale divorzisti italiani, nel 2020 c’è stato un aumento delle separazioni rispetto al 2019 del 60%.[1] E’ un dato molto alto. Anche noi psicologi abbiamo rilevato un forte aumento della richiesta di terapia di coppia: non solo da parte di coppie conviventi come ci si può aspettare, ma anche da parte di giovani fidanzati e coppie non ufficiali. Alcuni divisi dal distanziamento e dall’isolamento forzato, altri che hanno scelto prematuramente una convivenza per evitare le restrizioni.
Attraverso queste righe proviamo ad esplorare le relazioni d’amore dal punto di vista psicologico. Quello che sappiamo è che vogliamo tutti essere amati, ma dall’Innamoramento all’Amore sono necessari dei passi importanti per rispondere alla domanda se una relazione potrà o non potrà durare.

Puoi ascoltarmi ?

Uno dei principali scopi della terapia dare spazio all’ascolto dell’altro. Ascoltare in modo attivo significa sospendere il giudizio, scoprire e riscoprire la complessità del partner, ma anche percepire meglio se stessi e le proprie emozioni.
Durante lockdown abbiamo dovuto utilizzare anche la modalità in videochiamata, scoprendone alcuni vantaggi rispetto alle sedute tradizionali in presenza: concordare un orario per tre persone è più semplice eliminando così un’ulteriore fonte di stress nella coppia; inoltre, i momenti di elevata conflittualità sono vissuti in modo meno diretto e impulsivo essendo ognuno in una diversa postazione;  viceversa, le dichiarazione affettive vengono esternate con più facilità, mitigando il pudore e l’imbarazzo per non riuscire a sintonizzarsi sul piano fisico, quando si è oramai spesso disabituati; un ulteriore vantaggio è che la conversazione è rispettosa dei tempi e dei turni perché il mezzo non permette di sovrapporsi, impedendo l’uno o l’altro di parlare. In alcune occasioni anche chiedendo di disattivare i microfoni mentre l’altro parla.
Imparare a comunicare meglio è un primo passo per riprendere la trama che unisce due persone, perché le persone sono forme in movimento e cambiano mano a mano che accumulano esperienza. La relazione di coppia dovrà continuare a essere percepita uno spazio dove sentirsi sicuri assieme ma anche crescere individualmente. Perciò è necessario che i cambiamenti personali diventino cambiamenti di coppia, ossia che coinvolgano entrambi. Non conta da quanto tempo si sta assieme per dire di conoscersi, conta la confidenza.
In questo senso la “crisi” porta con sé un grande potenziale riflessivo ed evolutivo. Consegna le persone a se stesse, le  sollecita ad ascoltarsi e riconsiderarsi.

Cos’è l’amore?

La terapia offre un contesto adeguato per guardare allora, con coraggio, alcune questioni importanti che hanno a che fare con l’amore, ma anche il suo opposto o la sua assenza. Ne riportiamo alcune:
Come capire se una persona ama o non ama più?
Può essere amore se fa soffrire?
Quanta libertà sacrificare per amore?
E’ giusto voler essere amati per quello che siamo? Incondizionatamente?
L’amore è soprattutto dedizione?
Si può amare una persona e scoprire di non conoscerla?
Si possono amare due persone nello stesso tempo?
Si può perdonare e tornare ad amare una persona che ti ha tradito?
Quando manca l’intesa fisica si può ancora parlare di amore?
A cosa vado incontro? Cosa sarà di me? Di Noi ? Dell’ altro?

Risposte valide per tutti non esistono e l’amore, come ogni vissuto, trova un senso all’interno dell’esperienza personale.
Possiamo dire che sentirsi amati ha soprattutto l’effetto di una potente conferma di sé: di andar bene così’, come si è… anzi, di non dover cambiare mai, una sensazione di sicurezza pervasiva dice Giulia, una giovane donna di 45 anni. Anche se, per dirla tutta, una persona che si sente amata non necessariamente è amata davvero, diciamo che nella sua percezione esiste qualcuno che la ama. Nel provare amore, invece, la sensazione è diversa. Possiamo dire che prevale l’idea di una possibilità nuova per sé, come dice Cristiano, 46 anni: mi sembrava di andare, dritto dritto, incontro al mio destino. Una sensazione di pienezza e felicità. Di una nuova e migliore vita possibile.
Abbiamo raccolto alcune descrizioni sull’innamoramento: é come fluttuare, follia, montagne russe, agitazione, mancanza di respiro, senza fiato, farfalle nello stomaco, pelle d’oca, nuova energia, non concepire più la propria vita senza l’altro, dare il cuore e lasciarle la possibilità di spezzarlo, uno sconvolgimento fisico ed emotivo, grande intesa, ridere assieme, perdere il controllo dare tutto se stesso, aprire il cuore, emozioni mai provate, sentire un fuoco nel cuore, essere al settimo cielo, essere visti, abbattere i muri.
Tuttavia, in quella fase iniziale dell’innamoramento, non c’è conoscenza bensì anticipazione: un’immagine dell’altra persona percepita come perfetta per l’innamorato, o almeno perfetta per degli aspetti fondamentali. Talmente perfetta da sentirsi di esporsi e farsi coinvolgere, correndo il rischio che ciò comporta. Conoscendosi entrambi scopriranno quanto l’altro/a può discostarsi dall’immagine costruita e ciò comporterà delusione e confusione a diversi livelli di intensità. A cosa vanno incontro le persone se le loro iniziali anticipazioni non si realizzano? Sono disponibili a rivedere le loro idee e rinunciare all’immagine idealizzata?
Diciamo che l’innamoramento potrà lasciare posto all’Amore quando la delusione non riguarderà quegli aspetti per cui la persona si è innamorata: come se cambiasse “solo” lo sfondo del quadro ma non l’immagine in primo piano. Il quadro apparirà forse meno esaltante ma varrà la pena di mantenerlo e svilupparlo. L’Amore allora viene descritto come: costruire, soffrire, camminarsi accanto, superare le tempeste, sentirsi al sicuro, fiducia, sentirsi vulnerabili ma essere se stessi, insegnarsi a vivere, impegnarsi a vita, affrontare le prove e le avversità, intesa profonda.
Viceversa, quando sfumano anche i contorni della figura centrale, i partner dovranno affrontare una confusione più intensa, un’ansia che può portare fino a dubitare di se stessi: “Posso essermi sbagliato/a così tanto? Fino a questo punto”? E’ sempre difficile accettare una simile disconferma, con tutto ciò che comporta. Come è successo a Sandro, 43 anni, che afferma: sono rimasto invischiato non riesco proprio farmene una ragione. Sonia, 36 anni, mi dice: Lui non c’era, non c’era mai per me… Avrebbe potuto sparire anche per dei mesi, ma lo giustificavo continuamente.
Potremmo dire che l’Amore si genera quando siamo disposti a rivedere la nostre ipotesi sull’altro/a e su sé stessi. Da questo punto di vista una relazione stabile e soddisfacente può essere considerata una complessa e unica combinazione di reciproche costruzioni e revisioni.

Cosa ci fa innamorare?

Alcuni psicoterapeuti mettono tre sedie, oltre alla propria, nella stanza della terapia per ricordare simbolicamente che anche la coppia è un’entità distinta e, come tale, chiede di essere riconosciuta e preservata.
Si parte dalle difficoltà del momento, spesso stare assieme è diventato insopportabile, complicato e sfiancante. A volte i partner sviluppano sintomi clinici anche importanti e/o una dis-regolazione emotiva da temere per la salute mentale, dell’uno o dell’altro. Queste difficoltà sembrano tanto più invalidanti quanto più le persone faticano ad adattarsi ad una vita insieme che non è più quella che era stata all’inizio. Dubbi e insicurezze paralizzano.
Si può chiedere, allora, di raccontare la storia della coppia dal suo inizio. Come si sono conosciuti? Cosa li ha fatti innamorare? Per quali aspetti si sono interessati l’uno all’altro?
Ci sono partner che sembrano si siano scelti perlopiù per caratteristiche opposte, ma complementari:
Grazia, 35 anni: Volevo che qualcuno mi proteggesse, mi amasse e mi abbracciasse in modo da farmi sentire piccola.
Giorgia, 40: Con lui mi sentivo completa, era l’anello mancante per sentirmi tutta intera.
Sandro, 54:  Eravamo perfetti insieme, lo yin e yang.
Alessia, 55: Io avevo gli attacchi di panico, mentre lui spalle larghe…
Giulio, 61: Completava il quadro, era la nota di colore che mancava.
Altre persone, invece, si sentono attratte dalla percezione di somiglianza tra loro. Si riflettono nel comportamento dell’altro, si sentano sullo stesso piano:
Antonio, 44 anni: Siamo identici, la stessa persona con lo stesso modo di vivere.
Gianni, 52 anni: Siamo fatti della stessa pasta, abbiamo la stessa affinità.
Teresa, 57: Come vedersi allo specchio, ma di sesso opposto.
Gianni, 67: Abbiamo passato  le stesse dolorose esperienze, avevamo la stessa voglia di essere ascoltati.

Possiamo dire, che ogni relazione di qualsiasi natura essa sia, non è mai un incontro casuale. L’amore, probabilmente più di qualsiasi altra esperienza, diventa l’incontro di due sistemi che aiutano a definire e/o sviluppare un quadro di sé. Tanto più stabile quanto più soddisfacente per entrambi.
Leggere le relazioni nei termini della complementarietà e della riflessività, è un’escamotage che permette di vedere la crisi di coppia come un’invalidazione, più o meno ampia, proprio di quegli aspetti implicati nell’innamoramento. Con una conoscenza più ampia, l’affinità e/o la complementarietà è rimasta?
È comunque comprensibile pensare che due persone possano vivere la stessa relazione per motivi molto differenti. E l’amabilità dell’altro non dipende dalla persona stessa, ma piuttosto dalla nostra peculiare costruzione di quella persona con le caratteristiche che amiamo. 

Cos’è la terapia di coppia?

Potremmo dire che la terapia di coppia è per definizione una palestra di apprendimento delle reciproche posizioni. A tal fine, un buon allenamento consiste nel chiedere ai partner di affrontare l’argomento di cui stanno parlando, o meglio discutendo, scambiandosi di ruolo: l’immedesimazione, anche solo per uno o due minuti, fa scoprire la portata e il senso della prospettiva altra da sé. Ossia, quello che viene interpretato come una mancanza di rispetto o un torto fatto apposta, invece acquista un senso comprensibile sotto una nuova luce. Un semplice espediente questo, che favorisce una conoscenza reciproca molto profonda e soddisfa quel bisogno universale di essere riconosciuti, in modo autentico, per quello che si è davvero. Una sensazione che Filippo, 65 anni, considera il più potente fattore di attrazione.
Con lo stesso scopo, si può chiedere di valutare il grado di soddisfazione percepita all’interno della coppia (e/o di stabilità, libertà, impegno, ecc), con un punteggio da 1 a 10, ma anche cosa si crede che il partner risponderebbe alla stessa domanda. E’ sempre interessante il confronto che emerge dalle discrepanze percepite. E ancora, si può attingere ai modelli passati, quelli della famiglia d’origine e confrontare le esperienze. Si possono esplorare i miti che veicolano l’idea dell’amore fantasticato. La letteratura greca, il romanticismo, la musica, il cinema e il teatro: quante e quali sono le epopee d’amore che hanno catturato l’immaginario e canalizzato l’esperienza?
Anche ricorrere alle metafore per rappresentare il rapporto e poi metterle a confronto tra loro può far emergere l’abisso tra i vissuti dell’uno e dell’altro e le  loro ferite:
Alfio, 45 anni: siamo ormai un fiume in secca!  mentre la compagna Alice, 39, dice: siamo due animali in gabbia che se ci liberano muoriamo, anzi… se vado a vedere forse la porta è aperta.
Andrea, 51 anni: è un percorso solo in salita, non abbiamo la bussola e io ho sempre lo zaino più pesante. La fidanzata Serena, 49: un abbaglio totale. Volevo fare Jazz insieme invece amiamo generi diversi, o forse lui è un solista.

A che gioco stiamo giocando?

Soprattutto in terapia si impara a meta-comunicare, ossia a parlare del tipo di comunicazione che avviene tra le parti. Tutti sappiamo che è importante il COSA viene detto, ma anche il COME viene detto. Anzi, quest’ultimo descrive il gioco di potere nella relazione: la supremazia o la sconfitta, la resistenza o la possibile subordinazione. E’ più importante aver l’ultima parola o quello che stiamo dicendo? Ci si sposta così dal piano dei contenuti a quello dei processi e si identificano i giochi di ruolo: come si partecipa al benessere della coppia; che contributo si porta nel rapporto; che ruolo si gioca. E’ attraverso questo gioco di potere che, se non viene smascherato, si compie talvolta una sotterranea violenza psicologica. La realtà diventa quella di chi la impone.
Per interrompere un’escalation, che può essere senza fine, il primo passo è riconoscere appunto le regole del gioco, ma questo per chi è “coinvolto” risulta molto difficile. La terapia di coppia aiuta in questo scopo. È necessario che almeno uno dei due, meglio se entrambi, riconosca la propria responsabilità nel conflitto, se non altro per il modo con cui ha partecipato. Poi, faccia un passo indietro rispetto alla propria posizione. Abbandonare il personale punto di vista, agli occhi di un osservatore esterno può sembrare una “debolezza”, è invece la “flessibilità” di chi è più consapevole, in quanto riconosce la dinamica relazionale e sceglie di uscire dal conflitto.
Cambiando  le regole del gioco si sorprende l’altro, lo si porta all’interno di una nuova cornice di senso. Ringraziare, ad esempio, a volte ha un effetto molto potente. E lo dice in modo sorprendentemente efficace Zendaya, la protagonista di Malcolm&Marie (2021), un film centrato sulla crisi di una coppia, scritto, girato, montato in piena pandemia. Il film, sottolinea il registra Levinson, “date le restrizioni è stato concepito come una storia tra due persone sole in una casa”. I due non si confidano da troppo tempo. C’è un insieme di parole non dette, di discorsi non fatti che si sono trasformati in abissi e ferite. Basterebbe un grazie per evitare una lunga notte di discussioni: “Grazie, perché comunque ci sei sempre stata… Grazie per gli sbagli che hai commesso; per la magia che mi dai, per la vita che mi dai. Grazie perché mi ami… mi hai reso migliore, hai migliorato la mia vita.” Oppure mi dispiace, scusa non avevo capito.

Vogliamo trasformare il lockdown in un’occasione per la coppia?

Per ultimo, la terapia di coppia non è un intervento solo per coppie in crisi. Sedersi assieme davanti a uno psicoterapeuta richiede coraggio e a volte un partner è trascinato dall’altro, ma se si accetta la sfida si impara rimanere in contatto non solo con l’altro ma anche con se stesso e con le proprie emozioni. Soprattutto in un momento di così grande sfida come questo, di emergenza sanitaria, economica e sociale.
Si impara a darsi un “metodo” per affrontare discussioni e problemi anche nel quotidiano, utile a tutte le coppie anche dove non c’è crisi. Può servire: per ri-acquistare confidenza nell’intimità fisica e nella sfera erotica; riconoscere l’importanza che hanno le traiettorie sessuali personali; riprendere da dove ci si era persi, magari dopo la nascita dei figli; serve a confrontarsi sui cambiamenti che, nel ciclo di vita di una coppia, sono inevitabili, per crescere insieme e per poter vivere il rapporto, in genere, con più affinità, gratificazione e autenticità.

“L’amore è tra me e quel fondo abissale che c’è dentro di me, a cui io posso accedere grazie a te.
(…) con la fiducia che dopo l’affondo nel mio abisso mi riporti fuori.“  Umberto Galimberti

 

[1]www.huffingtonpost.it 25/01/2021 12:30 pm CET

 

 

 

 

 

A cura di:

Alessandra Favaro

Psicologa – Psicoterapeuta costruttivista
Membro dell’Associazione Italiana Formatori (AIF)

  • Psicologia di coppia e individuale 
  • Supervisione casi clinici individuale e di gruppo
  • Formazione Medici, Psicologi, Operatori Sanitari 

Antonella Gentile

Laureata in Economia e Commercio presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia
Laureata in Psicologia presso l’Università degli Studi di Padova  

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